INFORMATIVA PUBBLICITARIA
I cittadini/pazienti e i professionisti della sanità sono sempre più concordi che le prestazioni sanitarie debbano generare “valore” per chi le riceve e per chi le eroga. Valore che non è soltanto monetario, ma è soprattutto legato agli outcome (cioè, i benefici di medio-lungo termine) che si conseguono. È questo il messaggio rivoluzionario che la filosofia della Value-Based Health Care (VBHC) ha portato nella sanità italiana e che sta guidando la strategia di innovazione delle strutture sanitarie. I dati dell’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico mostrano come la metà delle Direzioni Strategiche delle strutture sanitarie stia lavorando a progetti di VBHC.
ça va sans dire, che l’innovazione tecnologica gioca un ruolo fondamentale nel perseguire la VHBC in termini sia di benefici tangibili per il paziente (ad esempio tramite il miglioramento dei cosiddetti PROMS (Patient-Reported Outcome Measures)) sia di “soddisfazione complessiva” nelle diverse fasi del percorso paziente, ad esempio tramite il miglioramento delle cosiddette PREMS (Patient-Reported Experience Measures)
L’accesso, ove appropriato, a tecnologie avanzate e più performanti, così come a pratiche innovative consente di effettuare diagnosi più accurate e tempestive così come interventi più efficaci e sicuri, dando concretezza agli obiettivi di una strategia orientata alla VBHC.
L’innovazione tecnologica, che rende disponibili sia strumenti sia tecniche sempre più performanti, deve necessariamente andare di pari passo con lo sviluppo di un’adeguata maturità organizzativa, in termini di esperienza professionale delle équipe sul corretto uso delle tecnologie grazie agli alti volumi di prestazioni e in termini di strutturazione di adeguate procedure operative. L’errore da evitare è quello di introdurre tecnologie innovative in contesti organizzativi “vecchi”, col rischio concreto di vanificare la creazione di valore per il cittadino/paziente e per l’ospedale.
Purtroppo, si legge spesso sulla stampa nazionale che le strutture sanitarie italiane necessitano con urgenza di ammodernare il parco tecnologico, soprattutto in termini di grandi attrezzature diagnostiche e terapeutiche. Numerose strutture sanitarie possiedono oggi una dotazione tecnologica non del tutto adeguata nel numero e non all’avanguardia con una età media elevata. In tali contesti, è difficile attuare strategie di VBHC che consentano di incidere sugli standard di cura e sulla sicurezza dei cittadini/pazienti.
L’innovazione tecnologica è una priorità per le strutture sanitarie italiane ed è importante capire come accompagnarle e sostenerle in questo necessario percorso di innovazione, anche ipotizzando l’introduzione di meccanismi di incentivo in grado di premiare quelle strutture sanitarie che investono di più in un ammodernamento tecnologico.
In tale ottica, i fondi sanitari integrativi possono giocare un ruolo importante. Infatti, tra il 2013 e il 2019, la spesa sanitaria intermediata da fondi sanitari integrativi e complementari è cresciuta del 36,7%, arrivando a 4,3 miliardi di euro. Tuttavia, il divario rispetto alla spesa out of pocket, che si attestava a 35,8 miliardi di euro nel 2019, rimane ancora molto ampio. Questo divario sembra prefigurare un buon potenziale di crescita per i fondi sanitari.
Tra questi, il Fondo di Assistenza Sanitaria Integrativa (Fasi) ha dimostrato la propria capacità di rinnovarsi nel tempo, adattandosi ai cambiamenti in modo proattivo, garantendo ai propri assistiti prestazioni di qualità orientati alla VBHC. Per mantenere alto lo standard di assistenza ai propri assistiti e allargarne la base, Fasi è interessato a capire come stimolare l’innovazione tecnologica nelle strutture sanitarie.
In questo contesto, nasce il progetto TAETE (TAriffe differenziate sulla base dell’Eccellenza TEcnologica) in collaborazione con Fondazione Politecnico di Milano – e i Dipartimenti di Ingegneria Gestionale (DIG) e di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano (DEIB) – la startup NExT Health ed esperti in Ingegneria Clinica soci dell’Associazione Italiana Ingegneri Clinici (AIIC).
Il progetto TAETE intende offrire supporto scientifico e metodologico a Fasi nella costruzione e validazione di un modello innovativo che consenta di conseguire due obiettivi principali:
- incentivare le strutture sanitarie a rinnovare le tecnologie e le tecniche in uso (ad esempio, attrezzature mediche, tecniche chirurgiche etc.) cogliendo le opportunità che l’innovazione tecnologica offre;
- garantire una qualità delle prestazioni e un’esperienza migliori per gli assistiti – con un reale miglioramento di PROMS e PREMS – attraverso l’accesso a tecnologie avanzate e a pratiche innovative.
Cardine del progetto TAETE è la capacità di Fasi di identificare, da un lato, l’eccellenza tecnologica con riferimento alle varie prestazioni e, dall’altro lato, la maturità organizzativa necessaria ad estrarre valore dalle tecnologie più innovative. Questa capacità sarà concretata dallo sviluppo e validazione di un nuovo specifico “algoritmo” che identifichi sia gli snodi decisionali sia i parametri più rilevanti per una valutazione multiparametrica dell’eccellenza tecnologica e della maturità organizzativa. Anche se l’obiettivo dichiarato non è la produzione di report di Health Technology Assessment (HTA) per le diverse prestazioni, l’algoritmo ne condivide i principi e le raccomandazioni (ad esempio, multidisciplinarietà e livelli di evidenza).
L’algoritmo sarà sviluppato e validato inizialmente su cinque prestazioni “pilota”, coinvolgendo nel gruppo di lavoro un panel di Key Opinion Leader (medico specialista esperto).
L’ambizione è che il progetto TAETE abbia un impatto sul nomenclatore tariffario di Fasi, favorendo il perseguimento dell’eccellenza tecnologica – e della maturità organizzativa – nelle strutture sanitarie in modo da garantire prestazioni sempre più efficaci e sicure, a vantaggio del paziente, dando concretezza ai dettami della filosofia VBHC.
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